Il vaccino per l’HPV potrebbe aumentare il rischio di sviluppare il cancro della cervice uterina. Esattamente il contrario di ciò che dovrebbe avvenire. E’ questa la conclusione tranciante di Lars Andersson, ricercatore del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata dalla rivista Indian Journal Medical Ethics. Peccato però che il ricercatore in questione sia un fantasma (e il messaggio una bufala). Il prestigioso istituto svedese ha smentito categoricamente di avere in organico -e nemmeno in passato- tale Lars Andersson. Ma andiamo con ordine:
STUDIO RIVOLUZIONARIO FIRMATO DA UN SOLO SCIENZIATO
Sul finire del mese di aprile la sconosciuta rivista Indian Journal Medical Ethics pubblica un articolo che non mette in dubbio solamente l’efficacia del vaccino HPV bensì afferma che il vaccino stesso causerebbe il cancro. A firmare la rivoluzionaria scoperta tramite una lettera all’editore -e qui sorge il primo dubbio– non è un nutrito gruppo di scienziati bensì un uomo solo al comando, Lars Andersson del Karolinska Institutet di Stoccolma. Come ogni buon articolo scientifico che si rispetti c’è tanto di indirizzo mail dell’autore. Mail (secondo dubbio) che non ha nulla di istituzionale ma è una generica lars.andersson2@outlook.com.
ANDERSSON NON ESISTE
Qualche giorno dopo la pubblicazione -vista la portata del messaggio- qualcuno a Stoccolma si accorge di essere citato a sproposito. Dopo una rapida indagine interna il Karolinska pubblica un comunicato in cui afferma che nel proprio organico non c’è e non vi è mai stato il signor Lars Andersson (a onor del vero c’è un omonimo che non si occupa di vaccini. Ma Lars Andersson in Svezia è come Giuseppe Rossi in Italia…). Oltre a prendere posizione l’accademia svedese chiede alla “rivista” di eliminare immediatamente quell’affiliazione. L’Indian Journal Medical Ethics recepisce il messaggio ed elimina il riferimento all’istituto svedese e spiega in una nota che il ricercatore ha richiesto l’utilizzo di uno pseudonimo (terzo dubbio… lo pseudonimo nella scienza non l’ho mai visto) per salvaguardare la propria incolumità. Intanto lo studio comincia a girare nei vari siti no-vax –qui un articolo in italiano pubblicato da “Renovatio21” e l’ennesima frittata è fatta.
Quanto alle conclusioni del paper c’è poco da dire. Ovviamente il vaccino per l’HPV previene il cancro della cervice. I dati, parzialmente omessi ed interpretati a piacimento del fantasma Andersson, dicono esattamente il contrario e l’aumento nell’incidenza del tumore del collo dell’utero nel tempo è frutto di un’aumento delle donne che si sottopongono agli screening.
UN RICERCATORE RECIDIVO
Ma la storia non finisce qui perché il fantasma Lars Andersson non è nuovo a questo genere di pseudo-ricerche. L’anno è il 2016 ma la dinamica è la stessa. Questa volta è il Journal of Internal Medicine a pubblicare -sempre a solo nome di Andersson, con l’affiliazione del Karolinska e con la classica mail (passata, a questo punto, inosservata)- uno “studio” in cui si afferma che il vaccino antinfluenzale Pandemrix causerebbe il diabete di tipo 1. Nel 2017 invece Andersson segnala l’incongruenza di alcuni risultati circa un’indagine norvegese che aveva lo scopo di valutare la presunta -ma smentita dallo studio- associazione tra vaccino HPV e sviluppo della sindrome da fatica cronica e l’encefalomielite mialgica.
LA RESPONSABILITA’ DELLE RIVISTE SCIENTIFICHE
E’ evidente che in tutta questa vicenda la pessima figura è innanzitutto a carico di quelle riviste che dovrebbero occuparsi di valutare ciò che viene loro proposto. La facilità con cui un illustre sconosciuto -in nome di un’ideologia e non in nome della scienza- sia riuscito ad ottenere una pubblicazione deve farci riflettere seriamente sulle dinamiche che sottendono all’invio, alla valutazione e alla pubblicazione di un paper scientifico.
Ad aggiungere caos al caos ci sono poi le finte riviste scientifiche o quelle disposte a pubblicare tutto dietro pagamento (qui il racconto che feci su La Stampa della pubblicazioni di articoli scientifici realizzati con un generatore automatico di testo). Ma questa è un’altra storia.