L’omeopatia non è un approccio terapeutico validato scientificamente. L’articolo si potrebbe concludere qui. Decido invece di continuare a scrivere perché questa volta ci è scappato il morto. Si tratta di un bambino di 6 anni deceduto per le complicanze di un’otite non curata per giorni, nemmeno -così dicono- con una tachipirina.
ACQUA ZUCCHERATA
Mettiamo subito le cose in chiaro: di otite si guarisce perfettamente e il caso del piccolo rappresenta un’eccezione. Caso che però, se trattato adeguatamente con una terapia antibiotica, poteva essere facilmente superato. La sua “colpa” è stata quella di fidarsi del “medico pediatra” di turno grande fan dell’acqua zuccherata. Perché è di questo che si tratta. Il vero problema però è che di “medici” e “farmacisti” che consigliano prodotti omeopatici -non li chiamo farmaci volutamente- ce ne sono parecchi.
OMEOPATIA EFFICACE QUANTO UN PLACEBO
Il meccanismo con cui si propaga il verbo dell’omeopatia è molto semplice. “La figlia della mia amica ha risolto così”. “Dite quello che volete ma su di me ha funzionato”. “In fondo male non fa, perché non provare?”. Frasi tutte potenzialmente vere che non tengono però conto di un dato fondamentale: la scienza non procede per aneddoti. Ad ogni affermazione deve seguire un dato che ne dimostri la veridicità.
Ad oggi non esiste alcuna prova che l’omeopatia agisca più di quando lo faccia un placebo. Non si tratta di una crociata di Big Pharma contro i buoni. E’ che proprio dentro quei flaconi, con questa storia delle diluizioni, spesso non c’è la minima traccia del “principio attivo”. “Ma c’è la memoria dell’acqua!”, qualcuno potrà obiettare. No, la memoria dell’acqua non esiste altrimenti, tutte le volte che beviamo qualcosa ci porteremmo dietro di tutto. Attenzione però a fare di tutte le erbe un fascio. Oggi, prodotti di derivazione vegetale usati in farmacologia, ce ne sono parecchi. Ma qui siamo di fronte alla fitoterapia, una scienza a tutti gli effetti che nulla ha a che vedere con l’omeopatia.
CORRELAZIONE NON SIGNIFICA CAUSA
Se qualcuno afferma che con l’omeopatia è guarito dal mal di denti o dall’otite è semplicemente perché il corpo -macchina meravigliosa- cerca di riportare tutto all’equilibrio. Così chi ha bevuto il prodotto sarà convinto di aver risolto grazie ad esso ma il problema in tutta probabilità si sarebbe risolto comunque. Se volessimo ragionare “per assurdo”, qualsiasi cosa di diverso dalla normale routine io abbia fatto quel giorno potrebbe essere considerata cura. Basta questo per dimostrare il legame causa-effetto? Decisamente troppo poco.
FARE IL GIORNALISTA IMPLICA FILTRARE LE NOTIZIE
Un altro errore è considerare l’omeopatia una “cura complementare”. Non lo è affatto per gli stessi motivi del perché non è una cura. Ma è proprio sulle “cure complementari” che si gioca la partita. Diffidare sempre da chi afferma “credo nella medicina, però…”. Oggi Corriere della Sera ha deciso -sciaguratamente, a commento della vicenda del bimbo morto- di ospitare un’intervista a Boiron, proprietario dell’omonimo impero che commercializza prodotti omeopatici. Nel pezzo a firma della giornalista Elvira Serra Boiron afferma “prendo antibiotici e li do anche ai miei figli” a riprova che lui non è contrario ai farmaci. Nell’articolo però -senza un minimo di senso critico- snocciola inesattezze su inesattezze con l’obiettivo di “rigirare la frittata”. “E’ importante scegliere un buon medico”, “l’omeopatia è complementare alle altre cure”, “L’omeopatia è frutto di ricerca farmacologica” e “quante persone muoiono dopo aver assunto un farmaco?” sono solo alcune delle assurdità. Credo che il compito del giornalista sia la ricerca della verità e offrire al lettore gli strumenti per farsi un’opinione. Corriere oggi ha perso una grande occasione. Costava troppo affiancare alle dichiarazioni di Boiron un articolo sull’infondatezza scientifica dell’omeopatia? Fare il giornalista significa selezionare e filtrare le informazioni. Capacità sempre più rara nell’era del giornalismo copia e incolla.
Intanto però, mentre l’industria farmaceutica per immettere sul mercato un farmaco ha bisogno di “tonnellate” di prove, un prodotto omeopatico può sbarcare sul bancone senza grandi controlli. In fondo sul flacone c’è scritto “senza indicazioni terapeutiche approvate”. Ma forse a Boiron va bene così altrimenti -a dover produrre prove- non gli rimarrebbe che il mercato della vendita delle acque minerali.