Con il cancro non si scherza. A maggior ragione se ci sono di mezzo dei bambini. Allora titoli come “Aumentano i tumori tra i bambini di Fukushima” non stanno proprio in piedi. Raccontano mezze verità. Così come non bastano per dare un’informazione corretta le poche righe di spiegazione.
Partiamo dai fatti: uno studio dell’Università di Okayama (e parte della squadra che dal 2011 testa 370,000 bambini nella regione di Fukushima con regolarità) prova che le incidenze di cancro sono da 20 a 50 volte superiori alla media. Posto che i numeri siano veri (non trovo ancora lo studio) si tratta di un numero di bambini relativamente basso. Chi riporta la notizia parla di 137 casi.
Vero, l’incidenza è aumentata. Probabilmente non è dovuto a maggiori attività di screening anche se è dimostrato che l’aumento di diagnosi di tumori della tiroide sia dovuto a un incremento della sorveglianza. Non solo quando si diagnosticano tumori in soggetti che non presentano sintomi è possibile che vengano inclusi anche casi che, seguendo la propria storia naturale, non si sarebbero manifestati. Ammetiamo comunque sia colpa di Fukushima. Ha senso dire che il disastro sta facendo ammalare di tumore i bambini?
Pare quasi uno scenario apocalittico. In realtà sono 137 casi registrati ad oggi (poi si indica un vago “in aumento”). Quanti sono i bambini a Fukushima? Che cos’è un cancro alla tiroide? Allora ridimensioniamo la notizia. Iniziamo dal dire che da tumore alla tiroide si guarisce nella stragrande maggioranza dei casi. Ma soprattutto evitiamo il messaggio “La malattia può essere controllata con farmaci ed è raramente fatale, ma i farmaci devono essere assunti in modo permanente”. Perché quei farmaci non tengono a bada il tumore. Il tumore non c’è più. Servono solo a sostituire la funzione della tiroide.