Tornare a vedere grazie alle staminali: storia di un successo tutto italiano

17 HoloclarUna storia iniziata negli anni ’80. Sono queste le tempistiche della vera scienza, quella fatta secondo le regole. Oggi, dopo anni di sperimentazioni culminate con diverse pubblicazioni su prestigiose riviste del settore, la Commissione Europea ha autorizzato il primo farmaco della storia a base di cellule staminali. Una cura, capace di ricostruire le cornee danneggiate ridonando la vista ai malati, completamente made in Italy e frutto di quella sana collaborazione tra pubblico e privato. Accade a Modena, in quello spicchio d’Italia famoso in tutto il mondo per aver dato i natali a due grandi personaggi come Enzo Ferrari e Luciano Pavarotti. Terra di eccellenze dove l’incontro tra due ricercatori di fama mondiale -Graziella Pellegrini e Michele De Luca dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia- e l’innovazione e lungimiranza della Chiesi Farmaceutici ha reso possibile questo successo.

Tutto parte dagli Stati Uniti. Qui De Luca impara a coltivare cellule staminali epidermiche per la rigenerazione della pelle nei grandi ustionati. Tecniche salvavita che esporta in Europa lavorando all’Istituto dei Tumori di Genova dove incontra Graziella Pellegrini. I due scienziati si appassionano allo studio delle cellule staminali della superficie oculare. «Attraverso le nostre ricerche abbiamo scoperto che le cellule staminali che consentono la rigenerazione della cornea risiedono in una piccola area al confine tra la cornea e la congiuntiva chiamata limbus. Quando ustioni termiche o chimiche della superficie oculare danneggiano irreversibilmente questa riserva di staminali la superficie corneale -che in un occhio sano si rinnova completamente ogni sei/nove mesi- smette di rigenerarsi e la congiuntiva a poco a poco comincia a ricoprire la cornea con una patina bianca che rende impossibile la visione e provoca dolore e infiammazione cronici» spiega la Pellegrini.

Partendo dall’evidenza che la cornea è in grado di rigenerarsi grazie alle staminali gli scienziati italiani hanno pensato di ricostruire il tessuto danneggiato partendo proprio da queste cellule. «Anche in caso di danno esteso –continua la Pellegrini- basta solamente un millimetro di tessuto oculare del limbus per poter ricostruire in laboratorio l’intera superficie dell’epitelio che ricopre la cornea». Un vero e proprio lavoro di ingegneria tissutale che prende il nome di Holoclar, il primo farmaco a base di cellule staminali. Una cura prodotta nei laboratori di Holostem Terapie Avanzate di Modena, spin off dell’università presso il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari”. A beneficiarne saranno tutte quelle persone –circa mille all’anno nella sola Europa- vittime di incidenti causati, ad esempio, dal contatto dell’occhio con calce viva, solventi, detersivi e acido.

Tecnicamente le staminali estratte dalla biopsia vengono fatte crescere attraverso un complesso processo sino ad ottenere un tessuto trasparente da trapiantare nell’occhio malato. «Una rigenerazione permanete che consente il pieno recupero della capacità visiva e, essendo preparato a partire dalle cellule del paziente stesso, ha il vantaggio di non presentare il fenomeno del rigetto» conclude l’esperta. Il trapianto può avvenire anche a distanza di anni dall’incidente senza per questo essere meno efficace. Selezionati con cura i pazienti che presentano le caratteristiche per essere trattati, nel caso di lesioni superficiali il ripristino della visione avviene in circa l’80% dei casi. Persone altrimenti destinate a rimanere senza vista. Un successo tutto italiano segno che anche nel nostro Paese è possibile fare ricerca d’eccellenza.

(versione integrale. Testo ridotto su La Stampa: clicca qui)

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