Giusto un paio di frasi per riflettere. Un frammento dell’articolo di Domenico Quirico sulla storia di Meriam, 27 anni, cristiana, di padre musulmano, accusata di aver rinnegato l’islam e per questa ragione condannata a morte per impiccagione. Piccolo particolare: aspetta un bambino. E’ di otto mesi.
Meriam il suo dio non lo subisce, lo ha scelto. Non siamo lì, eppure di colpo la stanza di quel tribunale sudanese è piena di silenzio e di tensione e di attesa, come un vortice che chiama senza voce un abisso ignoto dal quale sale la vertigine di una estasi fiammeggiante. Il giudice e l’iman hanno praticato il loro mestiere di legulei di Dio e di reclutatori di fedeli, hanno detto quello non potevano non dire. Attraverso la brutalità del servo appare netta ed esplicita tutta una religione tradita, ridotta a pandetta e a rito.