Drug repositioning: guarire con pillole sbagliate

L’idea non sembra delle più originali, eppure, osservando la crescita del fenomeno, appare come una delle nuove modalità di ricerca in campo farmacologico. Lo chiamano in gergo il «drug repositioning» ed è l’utilizzo di farmaci già in commercio per curare malattie diverse da quelle per cui sono stati progettati. Le ragioni di questa strategia sono strettamente legate al loro processo produttivo. «Secondo una recente analisi – spiega Marco Foiani, direttore scientifico dell’Istituto Ifom-Firc di Oncologia Molecolare di Milano – per produrre un nuovo medicinale sono necessari, in media, investimenti da 800 milioni di dollari. Non solo, da un punto di vista temporale passano all’incirca 15-20 anni prima che la molecola in questione sia effettivamente disponibile sul mercato». Numeri impressionanti che lasciano poco spazio alle interpretazioni. Leggi tutto su La Stampa

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