Un mio articolo/intervista su ilsussidiario.net
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C’è chi lo fa per piacere, chi per dimenticare, chi per dimostrare di essere grande. Stiamo parlando del consumo di alcool, un’antica abitudine che risale a più di 5000 anni fa. I dati forniti da poco dall’Istat ci consegnano un Paese in cui i giovani sono sempre più propensi a bere in grandi quantità e fuori dai pasti. Non più solo il classico consumo di vino e birra ma anche amari e superalcolici. Un comportamento che sempre più si avvicina al modello nord europeo.
Oltre a rappresentare un problema sociale non indifferente, il consumo di alcool porta conseguenze non così ovvie anche a livello sanitario e in particolare nella lotta ai tumori. Andrea Baccarelli dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università di Padova e la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, ha scoperto che il legame tra consumo di alcool, rischio di tumori e invecchiamento inizia a livello cellulare con l’accorciamento dei telomeri. I risultati dello studio sono stati presentati nei giorni scorsiall’Annual Meeting della American Association for Cancer Research.
La relazione tra il consumo di alcool e lo sviluppo di neoplasie è ormai un’evidenza da più di venti anni. «In particolare – spiega Baccarelli – i tumori che presentano una maggiore correlazione con il consumo di alcool sono quelli del tratto digerente come bocca, esofago, stomaco e colon». Oltre a questi tumori, recenti studi hanno evidenziato come la neoplasia alla mammella possa essere dipendente anche dal consumo di alcool.
«Nel nostro studio – continua Baccarelli – abbiamo dimostrato che il consumo eccessivo di alcool produce nelle nostre cellule uno stress ossidativo e infiammatorio in grado di accelerare il processo di accorciamento dei telomeri». I telomeri sono delle porzioni di DNA poste nelle regioni terminali dei cromosomi. Essi sono essenziali nel rinnovamento della cellula e sono soggetti a un continuo accorciamento. Infatti queste particolari zone sono considerate come un “orologio biologico” la cui lunghezza è dipendente dall’età dell’individuo.
«L’idea di analizzare la lunghezza dei telomeri – continua Baccarelli – è nata dalla semplice osservazione che le persone con problemi di alcool sembrano più vecchie di quelle di pari età». Questa situazione, che a un’analisi superficiale potrebbe essere dovuta a una scarsa cura dell’individuo, trova invece riscontro con i dati scientifici presentati al meeting statunitense.
I ricercatori hanno analizzato il DNA delle cellule del sangue di 59 soggetti con dipendenza da alcool (non alcolisti conclamati) e lo hanno comparato con quello di 197 soggetti con consumo di alcool moderato. I risultati hanno dimostrato come la lunghezza dei telomeri sia significativamente ridotta (dimezzata) nei consumatori con dipendenza alcolica. Più si beve insomma e più si danneggiano i telomeri che perdono così la loro caratteristica di orologio biologico e inducono quindi le cellule a invecchiare e a trasformarsi in tumori.
Molti studi hanno invece evidenziato un effetto protettivo del consumo moderato e giornaliero di alcool a livello del sistema cardiocircolatorio. Un dato positivo che a una prima analisi sembra contrastare con quello ottenuto nello studio di Baccarelli. «Alla luce di questo fatto – conclude Baccarelli – stiamo conducendo delle analisi più approfondite per stabilire quanto la dose di alcool possa influire negativamente e in quali quantità».